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Cultura e Cibo

Stile di vita Mediterraneo: Calabria

Trasferirsi in un borgo della Calabria significa accedere ad uno stile di vita. Si dirà che è buono per i disillusi e per chi si è stancato di vivere in competizione, ma è, al contrario, ben noto che in una terra la cui cultura anche quotidiana deve molto allo stile di vita mediterraneo dei Greci (che costituirono qui meravigliose colonie più di due millenni e mezzo fa), – allora ciò è vero a metà. Forse, un ritmo di vita al passo con una civiltà millenaria, la sua cultura ed il suo cibo, magari rende un illuso chi si gode frenesia, competizione e un tempo eternamente schiacciato sul presente….

LE ORIGINI DELLO STILE GRECO-MEDITERRANEO

Tutto inizia oltre 2500 anni fa…

Per mantenere il controllo della navigazione sullo Stretto e il predominio della circolazione delle merci, i Calcidesi occuparono presto il sito di Zancle (oggi Messina), in Sicilia, e poi quello di Reggio, in Calabria. L’altra via possibile per raggiungere il traffico tirrenico da sud prevedeva la circumnavigazione della Sicilia, attraversando il Canale di Sicilia, molto pericolosa a causa dei bassi fondali. I greci di Siracusa, quindi, a guardia anche di questo percorso, fondarono Camarina, che si affacciava sul canale.

Vita e stile mediterraneo

Da questi inizi oscuri, quasi due millenni e mezzo fa, il vero inizio di una delle più splendide culture del bacino del Mediterraneo, la Magna Grecia, con le sue perenni conquiste per la cultura occidentale e mondiale: filosofia, matematica, scienza, arte e stile di vita mediterraneo …

CALABRIA, UNO STILE DI VITA GRECO

Oggi come allora, parlare di Mediterraneo e Calabria è parlare di una grande civiltà che non ha ancora esaurito il suo impulso verso uno stile di vita magnifico e perenne, anche nelle nostre metropoli frenetiche e inquinate. Tuttavia la cultura dei borghi non è un semplice ritorno alla povertà del vivere.

Ma ad uno stile attento alla dignità delle persone, di tutti, vecchi e poveri, ricchi e bambini… Ognuno è amato, curato e preferito per le proprie caratteristiche personali, non per le cariche pubbliche che ricopre, ma per la capacità di vivere e amare la vita.

Cultura e cibo

I poveri e i ricchi condividono la bellezza del vivere comune, la grazia e la gentilezza di questa terra avara di comodità ma gentile e ospitale. Se qualcuno fa parte di una famiglia è onorato come parente e amico e se può beneficare la città, non è ostacolato dall’oscurità della sua condizione.

Ognuno ha a che fare con tutti negli affari pubblici così come nelle attività quotidiane,… ma senza violare la riservatezza del vicino e senza mai arrabbiarsi troppo con lui … si obbedisce al potere delle leggi, ma considerando l’ingiustizia subita o compiuta un peccato di tutti.

Ma dove risplende la grazia e la gentilezza del popolo calabrese è nell’attenzione e nello stile nel gustare il cibo, il vino, gli ottimi frutti della terra. In questo modo i calabresi, come gli antichi greci, procurano molte occasioni di svago dalla fatica, per il loro spirito, poiché feste e feste rituali e religiose si celebrano tutto l’anno.

Le case, per quanto povere siano, hanno sempre qualche angolo carino e un arredamento semplice ed elegante, il cui godimento quotidiano allontana lo scoraggiamento dagli inevitabili mali della vita.

Grazia e stile di un vita antica

La terra è baciata dal sole quasi tutto l’anno e questo spiega perché in città arrivano tutti i tipi di prodotti dei campi, che l’artigianato locale sa poi utilizzare in una gastronomia raffinata e varia.

Consideriamo ora quanto la descrizione di questo stile di vita sia abbastanza simile a quella esposta da Pericle, nel suo famoso epitaffio ai caduti in guerra, sugli Ateniesi e sui Greci in generale …

[Da: Tucidide, Storia della guerra del Peloponneso, libro II]

… tuttavia nel conferire dignità ad un qualsiasi uomo, non lo si fa preferendolo a un altro a causa della sua carica pubblica, della sua reputazione o della bellezza della sua casa, ma a motivo della sua virtù; e non viene discriminato per la povertà o per l’oscurità della sua persona, fintanto che può rendere un buon servizio alla Comunità. E noi tutti viviamo non solo liberi nell’amministrazione dello Stato, ma anche l’uno con un altro senza alcuna di quelle gelosie che avvelenano la vita quotidiana; non si offende nessuno per il fatto di aver seguito il proprio umore, né si lanciano sguardi censori a nessun uomo, che come tutti rimproveri, sebbene non siano una vera punizione, tuttavia recano dolore. In modo che, in conclusione, noi tutti conversiamo tra di noi senza senza offese private, inoltre per prima cosa abbiamo paura di trasgredire l’ordine pubblico; e siamo sempre obbedienti a coloro che governano e alle leggi, e principalmente a quelle leggi che mirano a proteggerci da ogni danno, e particolarmente quelle non scritte, che recano vergogna immediata ed innegabile ai trasgressori.” (Libro II, 37)

Abbiamo anche scoperto molti modi per dare alla nostra mente ricreazione dal lavoro, dall’istituzione pubblica di giochi e sacrifici per tutti i giorni dell’anno, con un dignitoso sfarzo nell’arredamento delle nostre case; per la nostra gioia quotidiana, così da allontanare la tristezza. Ricaviamo vantaggio anche dalla grandezza della nostra città, che importa ogni cosa da tutte le parti della terra; per cui godiamo non meno familiarmente delle merci di tutte le altre nazioni e della nostre.”(Libro II, 38).

Eleganza e sobrietà

I GRECI IN PUGLIA, CALABRIA, SICILIA, CAMPANIA

L’importanza senza pari dello stile di vita mediterraneo introdotto dai Greci in Calabria, in Italia e nel mondo, inizia con la colonizzazione greca in questa terra (uno stile ancora evidente nei suoi borghi oggi), ma anche in Puglia, Sicilia e Campania.

Per la Puglia tutto iniziò con la ricerca di un riparo per le rotte, che i Greci trovarono nell’altro grande golfo dell’Italia meridionale, il Golfo di Taranto, il cui nome deriva dall’omonima colonia fondata sulle coste pugliesi dagli Spartani. Ma anche Metaponto sorgeva a pochi chilometri da Taranto, affacciata sul golfo. In ogni caso, pur essendo un territorio ricco di risorse, non lontano dalla madrepatria e vocato alla coltivazione, la Puglia non era una meta felice di spedizioni coloniali, ad eccezione di Taranto, perché popolata dai feroci Làpigi, già ben noti ai mercanti micenei.

Rovine di Kamarina

La ricerca di terre fertili in posizione strategica, sulla costa meridionale della penisola, portò i Greci, quindi, a cercare delle basi sicure nelle valli fluviali, come quelle della Calabria, a Sibari, considerata ancora oggi la più antica delle colonie achee. Sybaris nasce in un’area disabitata tra le foci di due fiumi, in una pianura adatta all’agricoltura ma priva di insediamenti indigeni a causa delle frequenti alluvioni.

Un altro esempio è la fondazione di Acragante, in Sicilia, tra due fiumi a quattro chilometri dal mare: gli antichi dicevano che avesse tutti i vantaggi di una città marinara.

Ancora più importante per la colonizzazione greca è Ischia, il primo avamposto in Campania per i mercanti greci in cerca di ferro e desiderosi di vendere i loro vasi di terracotta.

REGGIO, NASCE LO STILE DI VITA MEDITERRANEO

La storia millenaria di Reggio Calabria, invece, è molto importante per la nascita di uno stile di vita autenticamente greco in Occidente e inizia con la sua fondazione come colonia greca nell’VIII secolo a.C. La storia di Reggio Calabria è addirittura all’origine del nome Italia e della sua cultura, culla della civiltà mondiale.

Infatti la località di Reggio si chiamava Pallantion ed era abitata dagli “Itali”, nucleo del popolo siciliano che non aveva attraversato lo Stretto e si era insediato stabilmente nel territorio corrispondente all’attuale provincia di Reggio. Furono chiamati Itali in onore del loro grande re Italo, figlio di Enotrio, come scrive Dionisio di Alicarnasso; e il territorio in cui si erano stabiliti assunse il nome geografico di “Italia”, come confermato da Tucidide e Virgilio.

Il nome dell’Italia comprendeva poi tutta la Calabria, e in epoca romana si estendeva a tutte le popolazioni colonizzate dell’attuale penisola italiana, chiamate “Gentes Italicae“.

Bronzi di Riace (Museo Reggio Calabria)

La data di fondazione di Reggio è stata fissata nell’anno 730 a.C. secondo gli studi effettuati dagli storici Prof. Pasquale Amato e Mons. Nunnari, confermati dallo storico francese Georges Vallet, su numerosi testi storici antichi, tra cui Tucidide. Emerge chiaramente che intorno a questa data i Calcidesi fondarono la colonia di Rhegion, questo è attendibile anche considerando che le barche dell’epoca potevano navigare in tutta sicurezza solo nel periodo primaverile-estivo.

Gli storici greci Tucidide e Diodoro Siculo (XIII, 23) narrano come l’oracolo di Delfi avesse indicato ai coloni dove fondare la nuova città.

A seguito dell’oracolo, quando i coloni si fermarono presso il promontorio di Punta Calamizzi alla foce del fiume Apsìas (l’attuale fiume Calopinace), avendo intravisto una vite aggrappata ad un fico selvatico in località Pallantion (l’attuale “fortino a mare“ o “tempio”), decisero di stabilirsi in quel luogo, fondando, forse (come detto), la prima città greca (polis) in Calabria.

La moneta più antica coniata dalla città testimonia la sacralità del fiume, raffigurante un toro dal volto umano, che nell’iconografia classica rappresenta la personificazione dei fiumi.

La nuova città prese il nome di Rhegion. Il termine è riferito nelle fonti antiche al verbo “regnumi”, che significa spezzare, a ricordo della scissione geologica della Sicilia dalla Calabria. Si è sostenuto invece che derivi dalla radice proto-italiana indoeuropea “reg”, con il significato di “capo, re”, riferendosi al promontorio che dominava il panorama dalla penisola e che anticamente costituiva il porto naturale.

L’antica foce del Calopinace con il promontorio di Punta Calamizzi che si estendeva verso la Sicilia ispirò Tucidide con parole di grande lode. Gli acroteri erano le decorazioni superiori dei prestigiosi templi reggiani, che nel frontone, ai tre vertici, esponevano statue o immagini di potenti divinità proprietarie del santuario.

Lo storico ateniese, Tucidide, ha voluto immortalare in una frase la bellezza, la grazia e la magnificenza della città dello stretto, affermando che Reggio si pone come decorazione finale dell’intera Italia greca, affacciata sul suo mare come un tempio suggestivo e dominante, come se fosse stato il “tempio d’Italia”.

Più tardi nella sua storia Reggio fu una fiorente città della Magna Grecia e successivamente alleata di Roma. Poi fu una delle grandi metropoli dell’Impero Bizantino e fu sotto gli Arabi, i Normanni, gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi. Fu colpita da un grave terremoto nel 1783. Entrò a far parte del Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie per poi passare al Regno d’Italia.

Nel 1908 subì la distruzione di un altro terribile terremoto, poi fu ricostruita in epoca liberty ma poi parzialmente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Crebbe notevolmente nel corso del Novecento ma nei primi anni ’70 fu protagonista di grandi sconvolgimenti regionali, le cui conseguenze portarono a un ventennio buio dal quale però, grazie ad una serie di amministrazioni ben riuscite negli ultimi decenni, la città si è notevolmente ripresa, tornando, secondo i dati demografici, economici e turistici, protagonista nel panorama mediterraneo.

Bergamotto, agrume profumato

Ancora oggi, lo splendido stile di vita mediterraneo e greco e il suo suggestivo cibo e vino continuano a diffondere il loro profumo in Italia e all’estero. Reggio è ancora famosa per i suoi stilisti leggendari, la famiglia Versace, che viene da qui, con i suoi continui riferimenti al modus vivendi greco.

Reggio emana anche il profumo intenso della sua ricca gastronomia in tutto il mondo attraverso la secolare coltivazione, produzione e vendita del Bergamotto, un agrume misterioso e profumatissimo, un frutto che cresce solo vicino a Reggio e incarna tutta la misteriosa essenza del greco mondo e la sua impareggiabile e splendida diffusione nel mondo con il suo profumo tenue e fortissimo.

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Architettura vernacolare

S.Nicola Arcella

e la sua Famosa Torre

14.5.2021

C’è una bellissima torre saracena a San Nicola Arcella, che rappresenta la tipica bella integrazione di natura e cultura nello scenario di questo meraviglioso luogo mediterraneo.

La torre è stata ribattezzata Crawford per i soggiorni letterari di Francis Marion Crawford … e vi invitiamo a viaggiare, per vedere la bellezza di questo borgo, San Nicola Arcella, godendovi sia il viaggio che i deliziosi cibi della Calabria …

… Ma torniamo alla Torre di San Nicola Arcella. Costruita durante il vicereame spagnolo di Carlo V per difendere le coste dagli attacchi turchi, è un contrafforte destinato a sorvegliare e proteggere la baia antistante.

L’alto scalone che conduce al primo e al secondo piano della torre è uno degli elementi più importanti dell’intero edificio. I blocchi di pietra lunghi circa 50 cm e larghi 20 cm sono sorretti da due grandi archi sovrapposti. Il primo arco conduce al primo piano, il secondo arco conduce al secondo piano.

Sopra la torre, la terrazza era utilizzata per comunicare e avvertire le altre torri di avvistamento vicine di eventuali incursioni e ciò avveniva attraverso grandi falò.
I colori del Mediterraneo completano il quadro di questo mirabile esempio di quiete marina e trasformazione antropica del paesaggio.

Per 25 anni, come detto, lo scrittore americano Francis Marion Crawford ha trascorso le sue vacanze, facendo splendide escursioni con la sua barca a vela. Fu a causa del mare, del borgo e della generosa gente calabrese, che si innamorò di questo lembo di terra, la Calabria. E come dargli torto: il mare è cristallino, le spiagge sono meravigliose e nelle vicinanze c’è il sontuoso “Arco Magno”, un ponte naturale di pietra arcuato che protegge e ombreggia una caletta, in cui pochi fortunati ed esperti conoscitori della zona si avventurano raggiungendola via mare…

Crawford adorava la torre saracena, perciò prima ne divenne proprietario e poi scrisse: “La torre si trova da sola su questo sperone uncinato di roccia, e non c’è una casa da vedere nel raggio di tre miglia da essa. Quando ci vado, prendo un paio di marinai, uno dei quali è un buon cuoco, mentre quando sono via ne diventa capo un piccolo essere, una sorta di gnomo che era una volta un minatore e che si è legato a me da molto tempo…

Un posto da favola!

Oggi la torre, dopo aver cambiato diversi proprietari e rischiato di diventare un circolo nautico e un ristorante, è ancora di proprietà privata e

Fino a pochi decenni fa c’era ancora qualcuno nel centro storico del paese, che ricordava un signore anglosassone serio e aristocratico che veniva a trascorrervi l’estate per dedicarsi alla scrittura.
Un posto dunque in cui ritornare…in cui natura, storia, architettura, vita di borgo e cultura is fondono in modo inestricabile.

Una promessa per il futuro e per chi voglia ritrovare la misura della civiltà mediterranea in tutte le sue manifestazioni, reali e spitiruali.