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Enogastronomia

Borgo di Morano

Formaggi mediterranei

21.5.2021

A Morano Calabro, nella cornice del magnifico parco nazionale del Pollino si può trovare il formaggio più fresco e profumato del Mediterraneo Italiano.

Dai profumi dei verdi pascoli che circondano il magnifico borgo di Morano Calabro nasce un formaggio di antica tradizione, amato da nobili e contadini. È bianco e morbido, e racchiude aromi e sapori delle felci su cui è adagiato. Inoltre è grasso, fresco e caratterizzato da una superficie esterna priva di crosta di un bianco porcellanato, della stessa tonalità della pasta che è essa stessa morbida, liscia e umida.

Il sapore è delicato e piacevolmente aromatico grazie ai sentori dati dalle foglie di felce.

Vista serale del borgo

Questo formaggio si chiama “felciata” di Morano, è un formaggio di latte prevalentemente caprino (addizionato ad un po’ di latte di pecora), prodotto in estate, ed è, appunto, chiamato “felciata”, perché prende il nome dall’usanza di adagiarlo su felci.

Precisamente, dopo aver riscaldato e coagulato il latte, il formaggio, così ottenuto, viene tradizionalmente posto in un secchio di legno pieno di felci (questo spiega il nome del formaggio, “felciata”).

Una volta prodotto, questo meraviglioso formaggio è meglio consumarlo fresco, mentre è ancora caldo.

IL NOME

La denominazione “Felciata” è oggi quella di uno dei formaggi calabresi inseriti nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (l’acronimo è “PAT”) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

Il formaggio adagiato sulle felci

Chiamata anche “a filicèta” nel dialetto di Morano Calabro, la “felciata” prende il nome, come detto prima, dalle foglie di felce in cui è avvolta, assumendo i caratteristici aromi che le contraddistinguono.

LA TRADIZIONE

Quella della felciata di Morano Calabro è un’antica ricetta strettamente legata alla tradizione pastorale calabrese, probabilmente tramandata di padre in figlio.

Morbido e cremoso, era particolarmente apprezzato dalle famiglie nobili che lo consumavano regolarmente e veniva utilizzato come merce di scambio con gli artigiani locali, che offrivano ai produttori i secchi di gelso utilizzati per la sua produzione, in cambio di un pò del buonissimo formaggio.

Tali erano (e sono) il suo candore, la sua delicatezza e la sua freschezza, che la felciata, come riporta un antico testo calabrese, veniva spesso chiamata “Pane degli Angeli”.

Oggi, per salvaguardare e promuovere la sua produzione ed evitarne la scomparsa, la Fondazione Slow Food ha scelto di tutelare il buonissimo formaggio calabrese inserendolo nel suo progetto Arca del Gusto.

Vista del castello e del borgo

IL TERRITORIO

I vicoli di Morano e le case che sembrano aggrapparsi l’una all’altra (a loro volta, ancorate ai morbidi fianchi di una collina circondata da boschi e montagne), ne fanno uno dei borghi più pittoreschi di tutta la Calabria. Non a caso il comune è stato inserito nel circuito dei borghi più belli d’Italia.

Fin dal primo sguardo, avvicinandosi al centro storico si scorge la sorprendente architettura vernacolare e le sue costruzioni in stile povero che si abbracciano, quasi fondendosi l’una nell’altra, salendo fino al castello che le domina dall’alto.

Al termine della passeggiata, dal castello, che domina il panorama, ci si può finalmente rendere conto del perché questo piccolo gioiello di pietra sia considerato così affascinante.

PRODUZIONE

La felciata viene generalmente prodotta nella tarda primavera e nella stagione estiva nei mesi tra maggio e settembre. In questo periodo, infatti, i rigogliosi alpeggi del massiccio del Pollino donano al latte i profumi, i sapori e gli odori più piacevoli e intensi. Oggi non è facile trovarlo nei caseifici calabresi, ma vale la pena cercarlo per assaporarne la prelibatezza. Chi è a Morano Calbro può acquistarlo presso il locale Caseficio, che produce solo formaggi biologici.

RICETTA TRADIZIONALE

La Ricetta tradizionale della Felciata di Morano Calabro richiede latte di capra, proveniente da animali rigorosamente pascolati e addizionato con una piccolissima percentuale di latte di pecora. Successivamente il latte viene filtrato con le felci e poi riscaldato nelle apposite caldaie di rame ad una temperatura di circa 34° C.

Successivamente viene aggiunto il caglio di capra o di agnello prodotto in azienda. In attesa della completa coagulazione, i migliori rametti di felci vengono disposti scegliendo quelli di una certa consistenza dalla parte apicale della pianta. Dopo 30-45 minuti la cagliata viene raccolta con il cocchiere (tipico attrezzo in legno d’acero) e trasferita in secchi di gelso, avendo cura di formare strati omogenei di cagliata e felci. Attualmente, vengono utilizzati anche contenitori in vetro, ceramica o terracotta.

La via verso il borgo

GASTRONOMIA

Per apprezzare ogni nota gustativa e olfattiva di questo formaggio si consiglia di consumare la “felciata” lo stesso giorno in cui viene prodotta, anche quando è ancora calda. Può essere consumato da solo o aromatizzato con miele di acacia. Si sposa bene con la frutta secca, ma è buonissima anche semplicemente condita con un filo d’olio. Si abbina, infine, a vini bianchi secchi e leggeri.

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Cultura Visione

Cultura e Cibo

Stile di vita Mediterraneo: Calabria

Trasferirsi in un borgo della Calabria significa accedere ad uno stile di vita. Si dirà che è buono per i disillusi e per chi si è stancato di vivere in competizione, ma è, al contrario, ben noto che in una terra la cui cultura anche quotidiana deve molto allo stile di vita mediterraneo dei Greci (che costituirono qui meravigliose colonie più di due millenni e mezzo fa), – allora ciò è vero a metà. Forse, un ritmo di vita al passo con una civiltà millenaria, la sua cultura ed il suo cibo, magari rende un illuso chi si gode frenesia, competizione e un tempo eternamente schiacciato sul presente….

LE ORIGINI DELLO STILE GRECO-MEDITERRANEO

Tutto inizia oltre 2500 anni fa…

Per mantenere il controllo della navigazione sullo Stretto e il predominio della circolazione delle merci, i Calcidesi occuparono presto il sito di Zancle (oggi Messina), in Sicilia, e poi quello di Reggio, in Calabria. L’altra via possibile per raggiungere il traffico tirrenico da sud prevedeva la circumnavigazione della Sicilia, attraversando il Canale di Sicilia, molto pericolosa a causa dei bassi fondali. I greci di Siracusa, quindi, a guardia anche di questo percorso, fondarono Camarina, che si affacciava sul canale.

Vita e stile mediterraneo

Da questi inizi oscuri, quasi due millenni e mezzo fa, il vero inizio di una delle più splendide culture del bacino del Mediterraneo, la Magna Grecia, con le sue perenni conquiste per la cultura occidentale e mondiale: filosofia, matematica, scienza, arte e stile di vita mediterraneo …

CALABRIA, UNO STILE DI VITA GRECO

Oggi come allora, parlare di Mediterraneo e Calabria è parlare di una grande civiltà che non ha ancora esaurito il suo impulso verso uno stile di vita magnifico e perenne, anche nelle nostre metropoli frenetiche e inquinate. Tuttavia la cultura dei borghi non è un semplice ritorno alla povertà del vivere.

Ma ad uno stile attento alla dignità delle persone, di tutti, vecchi e poveri, ricchi e bambini… Ognuno è amato, curato e preferito per le proprie caratteristiche personali, non per le cariche pubbliche che ricopre, ma per la capacità di vivere e amare la vita.

Cultura e cibo

I poveri e i ricchi condividono la bellezza del vivere comune, la grazia e la gentilezza di questa terra avara di comodità ma gentile e ospitale. Se qualcuno fa parte di una famiglia è onorato come parente e amico e se può beneficare la città, non è ostacolato dall’oscurità della sua condizione.

Ognuno ha a che fare con tutti negli affari pubblici così come nelle attività quotidiane,… ma senza violare la riservatezza del vicino e senza mai arrabbiarsi troppo con lui … si obbedisce al potere delle leggi, ma considerando l’ingiustizia subita o compiuta un peccato di tutti.

Ma dove risplende la grazia e la gentilezza del popolo calabrese è nell’attenzione e nello stile nel gustare il cibo, il vino, gli ottimi frutti della terra. In questo modo i calabresi, come gli antichi greci, procurano molte occasioni di svago dalla fatica, per il loro spirito, poiché feste e feste rituali e religiose si celebrano tutto l’anno.

Le case, per quanto povere siano, hanno sempre qualche angolo carino e un arredamento semplice ed elegante, il cui godimento quotidiano allontana lo scoraggiamento dagli inevitabili mali della vita.

Grazia e stile di un vita antica

La terra è baciata dal sole quasi tutto l’anno e questo spiega perché in città arrivano tutti i tipi di prodotti dei campi, che l’artigianato locale sa poi utilizzare in una gastronomia raffinata e varia.

Consideriamo ora quanto la descrizione di questo stile di vita sia abbastanza simile a quella esposta da Pericle, nel suo famoso epitaffio ai caduti in guerra, sugli Ateniesi e sui Greci in generale …

[Da: Tucidide, Storia della guerra del Peloponneso, libro II]

… tuttavia nel conferire dignità ad un qualsiasi uomo, non lo si fa preferendolo a un altro a causa della sua carica pubblica, della sua reputazione o della bellezza della sua casa, ma a motivo della sua virtù; e non viene discriminato per la povertà o per l’oscurità della sua persona, fintanto che può rendere un buon servizio alla Comunità. E noi tutti viviamo non solo liberi nell’amministrazione dello Stato, ma anche l’uno con un altro senza alcuna di quelle gelosie che avvelenano la vita quotidiana; non si offende nessuno per il fatto di aver seguito il proprio umore, né si lanciano sguardi censori a nessun uomo, che come tutti rimproveri, sebbene non siano una vera punizione, tuttavia recano dolore. In modo che, in conclusione, noi tutti conversiamo tra di noi senza senza offese private, inoltre per prima cosa abbiamo paura di trasgredire l’ordine pubblico; e siamo sempre obbedienti a coloro che governano e alle leggi, e principalmente a quelle leggi che mirano a proteggerci da ogni danno, e particolarmente quelle non scritte, che recano vergogna immediata ed innegabile ai trasgressori.” (Libro II, 37)

Abbiamo anche scoperto molti modi per dare alla nostra mente ricreazione dal lavoro, dall’istituzione pubblica di giochi e sacrifici per tutti i giorni dell’anno, con un dignitoso sfarzo nell’arredamento delle nostre case; per la nostra gioia quotidiana, così da allontanare la tristezza. Ricaviamo vantaggio anche dalla grandezza della nostra città, che importa ogni cosa da tutte le parti della terra; per cui godiamo non meno familiarmente delle merci di tutte le altre nazioni e della nostre.”(Libro II, 38).

Eleganza e sobrietà

I GRECI IN PUGLIA, CALABRIA, SICILIA, CAMPANIA

L’importanza senza pari dello stile di vita mediterraneo introdotto dai Greci in Calabria, in Italia e nel mondo, inizia con la colonizzazione greca in questa terra (uno stile ancora evidente nei suoi borghi oggi), ma anche in Puglia, Sicilia e Campania.

Per la Puglia tutto iniziò con la ricerca di un riparo per le rotte, che i Greci trovarono nell’altro grande golfo dell’Italia meridionale, il Golfo di Taranto, il cui nome deriva dall’omonima colonia fondata sulle coste pugliesi dagli Spartani. Ma anche Metaponto sorgeva a pochi chilometri da Taranto, affacciata sul golfo. In ogni caso, pur essendo un territorio ricco di risorse, non lontano dalla madrepatria e vocato alla coltivazione, la Puglia non era una meta felice di spedizioni coloniali, ad eccezione di Taranto, perché popolata dai feroci Làpigi, già ben noti ai mercanti micenei.

Rovine di Kamarina

La ricerca di terre fertili in posizione strategica, sulla costa meridionale della penisola, portò i Greci, quindi, a cercare delle basi sicure nelle valli fluviali, come quelle della Calabria, a Sibari, considerata ancora oggi la più antica delle colonie achee. Sybaris nasce in un’area disabitata tra le foci di due fiumi, in una pianura adatta all’agricoltura ma priva di insediamenti indigeni a causa delle frequenti alluvioni.

Un altro esempio è la fondazione di Acragante, in Sicilia, tra due fiumi a quattro chilometri dal mare: gli antichi dicevano che avesse tutti i vantaggi di una città marinara.

Ancora più importante per la colonizzazione greca è Ischia, il primo avamposto in Campania per i mercanti greci in cerca di ferro e desiderosi di vendere i loro vasi di terracotta.

REGGIO, NASCE LO STILE DI VITA MEDITERRANEO

La storia millenaria di Reggio Calabria, invece, è molto importante per la nascita di uno stile di vita autenticamente greco in Occidente e inizia con la sua fondazione come colonia greca nell’VIII secolo a.C. La storia di Reggio Calabria è addirittura all’origine del nome Italia e della sua cultura, culla della civiltà mondiale.

Infatti la località di Reggio si chiamava Pallantion ed era abitata dagli “Itali”, nucleo del popolo siciliano che non aveva attraversato lo Stretto e si era insediato stabilmente nel territorio corrispondente all’attuale provincia di Reggio. Furono chiamati Itali in onore del loro grande re Italo, figlio di Enotrio, come scrive Dionisio di Alicarnasso; e il territorio in cui si erano stabiliti assunse il nome geografico di “Italia”, come confermato da Tucidide e Virgilio.

Il nome dell’Italia comprendeva poi tutta la Calabria, e in epoca romana si estendeva a tutte le popolazioni colonizzate dell’attuale penisola italiana, chiamate “Gentes Italicae“.

Bronzi di Riace (Museo Reggio Calabria)

La data di fondazione di Reggio è stata fissata nell’anno 730 a.C. secondo gli studi effettuati dagli storici Prof. Pasquale Amato e Mons. Nunnari, confermati dallo storico francese Georges Vallet, su numerosi testi storici antichi, tra cui Tucidide. Emerge chiaramente che intorno a questa data i Calcidesi fondarono la colonia di Rhegion, questo è attendibile anche considerando che le barche dell’epoca potevano navigare in tutta sicurezza solo nel periodo primaverile-estivo.

Gli storici greci Tucidide e Diodoro Siculo (XIII, 23) narrano come l’oracolo di Delfi avesse indicato ai coloni dove fondare la nuova città.

A seguito dell’oracolo, quando i coloni si fermarono presso il promontorio di Punta Calamizzi alla foce del fiume Apsìas (l’attuale fiume Calopinace), avendo intravisto una vite aggrappata ad un fico selvatico in località Pallantion (l’attuale “fortino a mare“ o “tempio”), decisero di stabilirsi in quel luogo, fondando, forse (come detto), la prima città greca (polis) in Calabria.

La moneta più antica coniata dalla città testimonia la sacralità del fiume, raffigurante un toro dal volto umano, che nell’iconografia classica rappresenta la personificazione dei fiumi.

La nuova città prese il nome di Rhegion. Il termine è riferito nelle fonti antiche al verbo “regnumi”, che significa spezzare, a ricordo della scissione geologica della Sicilia dalla Calabria. Si è sostenuto invece che derivi dalla radice proto-italiana indoeuropea “reg”, con il significato di “capo, re”, riferendosi al promontorio che dominava il panorama dalla penisola e che anticamente costituiva il porto naturale.

L’antica foce del Calopinace con il promontorio di Punta Calamizzi che si estendeva verso la Sicilia ispirò Tucidide con parole di grande lode. Gli acroteri erano le decorazioni superiori dei prestigiosi templi reggiani, che nel frontone, ai tre vertici, esponevano statue o immagini di potenti divinità proprietarie del santuario.

Lo storico ateniese, Tucidide, ha voluto immortalare in una frase la bellezza, la grazia e la magnificenza della città dello stretto, affermando che Reggio si pone come decorazione finale dell’intera Italia greca, affacciata sul suo mare come un tempio suggestivo e dominante, come se fosse stato il “tempio d’Italia”.

Più tardi nella sua storia Reggio fu una fiorente città della Magna Grecia e successivamente alleata di Roma. Poi fu una delle grandi metropoli dell’Impero Bizantino e fu sotto gli Arabi, i Normanni, gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi. Fu colpita da un grave terremoto nel 1783. Entrò a far parte del Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie per poi passare al Regno d’Italia.

Nel 1908 subì la distruzione di un altro terribile terremoto, poi fu ricostruita in epoca liberty ma poi parzialmente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Crebbe notevolmente nel corso del Novecento ma nei primi anni ’70 fu protagonista di grandi sconvolgimenti regionali, le cui conseguenze portarono a un ventennio buio dal quale però, grazie ad una serie di amministrazioni ben riuscite negli ultimi decenni, la città si è notevolmente ripresa, tornando, secondo i dati demografici, economici e turistici, protagonista nel panorama mediterraneo.

Bergamotto, agrume profumato

Ancora oggi, lo splendido stile di vita mediterraneo e greco e il suo suggestivo cibo e vino continuano a diffondere il loro profumo in Italia e all’estero. Reggio è ancora famosa per i suoi stilisti leggendari, la famiglia Versace, che viene da qui, con i suoi continui riferimenti al modus vivendi greco.

Reggio emana anche il profumo intenso della sua ricca gastronomia in tutto il mondo attraverso la secolare coltivazione, produzione e vendita del Bergamotto, un agrume misterioso e profumatissimo, un frutto che cresce solo vicino a Reggio e incarna tutta la misteriosa essenza del greco mondo e la sua impareggiabile e splendida diffusione nel mondo con il suo profumo tenue e fortissimo.